Non c’è dubbio che il titolo dell’articolo sia molto pretenzioso. Il tentativo di dare un perché alle mangiate fallite, alle mangiate lente, troppo veloci, strane, eccetera, è, appunto, un tentativo, perché sfido chiunque a dare una spiegazione logica sempre.
Questo perché la pesca ha sempre i suoi perché e spesso voler dare delle spiegazioni logiche a tutti i costi è quanto meno rischioso.
Innanzi tutto, definirei il galleggiante come il nostro occhio subacqueo, è il mezzo mediante il quale si dovrebbe riuscire a capire che cosa accade nei pressi della nostra esca e quell’antenna colorata deve essere ogni volta interpretata: la velocità con cui affonda, le vibrazioni che evidenzia, la tendenza a sollevarsi, sono tutti movimenti che, se correttamente interpretati, ci suggeriscono cosa fare per migliorare le nostre prestazioni, oppure se stiamo commettendo qualche errore.
Quante volte, dopo aver fallito molte mangiate, diciamo con convinzione: “Oggi mangiano male!” Beh, qualche volta può anche essere questa la ragione,
ma sono convinto che se cambiassimo qualcosa nella lenza o riflettessimo qualche secondo in più troveremmo il perché di questo “mangiar male” dei pesci e finiremmo per scoprire che in larga misura non dipende dal pesce, ma dal pescatore.
Un amo mal rapportato con l’esca che porta, una misurazione errata della profondità e altri fattori, influenzano negativamente il tipo di mangiata del pesce, dunque, quello che ci evidenzia l’antenna del galleggiante va adeguatamente interpretato per apportare alla nostra azione di pesca i correttivi giusti.
Quello che seguirà sarà basato esclusivamente sulla pratica di pesca acquisita in tanti anni: lasciamo ad altri spiegazioni eccessivamente tecniche che spesso sono scarsamente verificabili.
La teoria è bella,ma la pratica serve di più. Il tentativo è duplice: quello di aumentare la vostra percentuale di successo nelle ferrate fallendone il minimo sindacale e quello di farvi acquisire i dati necessari a capire che cosa fare in seguito alle “comunicazioni” date dal vostro galleggiante senza perdere troppo tempo.
Tutto va bene… o no?
Ci sono giornate in cui tutto funziona per il meglio: il galleggiante va giù a ripetizione, noi ferriamo ed il pesce rimane allamato. Le mangiate fallite sono in percentuale accettabile e l’antenna fa il suo dovere senza trasmettere alcunché di strano.
Questa situazione può durare per tutto il tempo di pesca, ma, la maggior parte delle volte, intervengono dei fattori di perturbazione per cui quella dolce affondata dell’antenna che ha prodotto tanti pesci si interrompe ed il galleggiante non si comporta più in modo chiaro e lineare come prima.
Ecco il primo pensiero che si affaccia alla mente del pescatore: “Sono diventati cattivi!”, i pesci, naturalmente. E’ un vecchio vizio della natura umana quello di dare la colpa di ciò che succede agli altri. Mai che il primo pensiero sia: “Che cosa sto sbagliando?”
E allora, vediamo un po’ di casi, quelli, più comuni, che ci possono capitare.
Sobbalzi sul posto
Sulle prime, non volevamo parlare di questa situazione tanto è di facile interpretazione, tuttavia, per completezza di trattazione, è bene trattarla.
Si tratta del classico “ballonzolio” sul posto del galleggiante in evidente spiombata. E’ causato dai piccoli pesci che stazionano negli strati alti dell’acqua e che ghermiscono al volo l’esca.
Pescando a bigattino o ver de vase, con uno strato di alborelle a galla diventa praticamente impossibile far giungere l’amo sul fondo.
Usare lenze molto pesanti, spesso, non risolve il problema ed il galleggiante continua a sobbalzare in superficie facendoci irritare e, nel caso si riesca ad arrivare a terra, il troppo piombo non incoraggia alla mangiata le ipotetiche prede sul fondo.
Dunque, l’unica soluzione consiste nell’impiegare esche sgradite ai pesciolini, sostituendo, ad esempio, il bigattino con mais o vermi e l'orsetto.
Un’esca che talvolta risolve questa situazione, ma che spesso non ci passa nemmeno per l’anticamera del cervello, è la camola del miele: vale la pena provarla dove “l’infestazione” di pesciolini disturba oltre misura.
Mezza antenna e…ciao!
Quante volte vi siete preparati a ferrare dopo aver visto l’antenna del galleggiante iniziare a scendere e poi siete rimasti con un palmo di naso dopo aver visto interrompersi il movimento e l’antenna ritornare nella posizione iniziale? Il primo interrogativo a cui rispondere ad un comportamento del genere del galleggiante è se ferrare al minimo movimento o se aspettare con un po' di pazienza che il pesce ripeta con più decisione la mangiata.
Di solito la seconda soluzione è quella che dà più risultati e rientra nella normalità delle cose che qualche mangiata si presenti in questo modo. Molto spesso, infatti, questo modo di mangiare è caratteristico di pesci che prendono l’esca in bocca e rimangono assolutamente fermi sul posto.
La ferrata, in questo caso, ha quasi sempre esito positivo, se arriva prima che il pesce risputi ciò che rimane dell’esca. Quante volte troviamo un bigattino maciullato o un ver de vase svuotato per aver esitato a piazzare la ferrata! Altro discorso è se questo si ripete con continuità. In questo caso, c’è qualcosa che non va.
Che cosa può disturbare il pesce tanto da lasciare l’esca dopo averla assaggiata? Ma forse è meglio formulare la domanda in un altro modo: quale errore tecnico stiamo commettendo? Quando accade quello che abbiamo appena descritto, può essere causato da due scelte tecniche che in quel momento possono essere sbagliate.
Prima di tutto, meglio verificare quanto appoggiamo al fondo, perché può darsi che l’appoggio sia eccessivo. Accade questo quando siamo indirizzati a pesci dalla mangiata assai leggera e delicata. In pratica, il pesce si avvicina all’esca, l’aspira dal fondo una o più volte, ma essendoci molto filo a terra la mangiata si tradurrà in una leggera discesa a mezza antenna del galleggiante e niente più.
Ripulito l’amo, il pesce lo espellerà e quando estraiamo la lenza dall’acqua ci troveremo, nella migliore delle ipotesi, con una bella “camicia” all’amo. Una roba del genere può accadere se si sta pescando con una lenza eccessivamente frazionata, con il primo pallino eccessivamente lontano dall’amo o con un finale troppo lungo (che più o meno è la stessa cosa).
Quindi, quando si va troppo “a mezza antenna”, conviene verificare il fondo con un sondaggio accurato, oppure abbassare i piombi e contrarre le scalate lunghe.
Le “fucilate”
Senza ombra di dubbio, l’affondata rapidissima, talmente veloce da non riuscire a dare una risposta valida, sono la cosa più fastidiosa e irritante che ci possa capitare, tanto che talvolta ci si sente impotenti di fronte a questa evenienza.
Vediamo di capire alcune delle cause di questa snervante segnalazione del galleggiante. Una di queste può essere dovuta al fatto che peschiamo staccati dal fondo. E quando parlo di stare sollevati dal fondo non intendo di quando peschiamo a mezz’acqua, ma di essere sollevati di pochi centimetri con il pesce che sta sul fondo.
In pratica, presentiamo alle nostre ipotetiche prede un’esca che viaggia, in caso di acqua corrente, o sta ferma in modo innaturale.
Il pesce sul fondo mangia sempre a “testa all’ingiù” e con la “testa all’insù” si comporta in modo innaturale, aggredendo l’esca con un guizzo dal fondo, ma senza una vera e propria volontà di mangiarla, lo fa più per istinto o perché, magari, ha visto nelle vicinanze qualche concorrente.
Il modo per capire se stiamo pescando (involontariamente) staccati di poco dal fondo ce lo dà l’esca, perché, dopo aver visto la mangiata, nella quasi totalità delle volte, sarà assolutamente intatta.
Guardate che trovarsi a pescare con alcuni centimetri di acqua in meno non è poi così difficile. Basta che nel tempo intercorrente fra la misurazione e l’effettivo inizio della pesca il livello dell’acqua si sia innalzato anche di poco per un’apertura di una diga o per altre cause e saremo fuori pesca fino a che non ci renderemo conto del problema e rifaremo un nuovo sondaggio.
Per questo, almeno in competizione, anche nelle acque che sappiamo rimanere a livello costante, consiglio di piazzare un’asta graduata in acqua che ci darà una delle informazioni più importanti per chi pratica la pesca al colpo: la variazione del livello.
Un’altra delle cause di quelle che ho definito “fucilate” può essere dovuta da una piombatura troppo raggruppata verso il basso. Il pesce vede e “sente” questo tipo di piombatura e si crea una forte sospettosità, soprattutto nelle acque lente o ferme.
Dunque, se vediamo un sacco di mangiate rapidissime, la maggior parte delle quali rimane senza esito, se siamo sicuri di non essere sollevati dal fondo, la seconda cosa da fare è quella di provare ad allontanare il bulk o l’olivetta dall’amo progressivamente, fino al momento in cui avremo una normalizzazione.
La “spiombata”
La diffusione della breme in Italia ci ha fatto conoscere un tipo di mangiata che prima di questo evento era da considerare occasionale, cioè quella che vede l’antenna del galleggiante e, talvolta, parte del corpo dello stesso, sollevarsi dalla superficie dell’acqua.
Accadeva un tempo con i carassi di canale, più raramente con qualche ghiotto cavedano, oggi è una regola quasi costante e questo tipo di mangiata è quasi sempre foriera di un grosso esemplare dell’alloctono forse più diffuso nel nostro Paese.
La mangiata in spiombata è dovuta al sollevamento del basso di lenza da parte di un pesce, in particolare del piombo posto più in basso, quello che i francesi chiamano plomb de touche, proprio perché responsabile della visione di una mangiata.
La sua dimensione va collegata alla portata del galleggiante e se pensiamo che le spiombate possano essere numerose, è bene che sia di dimensioni generose. Più grosso è il piombo di tocca (senza esagerare) meglio si vedrà la spiombata.
Tanto per dare un’idea, con una portata del galleggiante da 1 grammo il plomb de touche deve essere un n.9 o un n.8. Attenzione, la scelta della prima o della seconda misura dipende anche dalla forma del corpo del galleggiante.
Se usiamo un segnalatore con corpo allungato o a goccia allungata, il sollevamento di un pallino piccolo sarà comunque visibile, mentre con un galleggiante panciuto il sollevamento dall’acqua, con un piombo piccolo, sarà impercettibile, dunque occorrerà una misura superiore.
Anche la distanza dall’amo ha la sua importanza: un plomb de touche troppo lontano dall’amo non ci aiuterà molto a vedere le spiombate: il pesce dovrebbe sollevarsi troppo dopo avere preso l’amo in bocca per arrivare a sollevare un pallino posto troppo in alto.
Per migliorare la visione delle spiombate, dunque, bisogna mettere un piombo di tocca di misura adeguata e montare in lenza un galleggiante piuttosto sottile nella parte sottostante l’antenna.
Il caso del galleggiante piatto
L’uso sempre più diffuso dei galleggianti piatti o a vela ha posto i pescatori nella necessità di imparare a vedere delle tocche molto diverse da quelle visibili con i galleggianti classici.
Questa pesca si fa con la lenza in trattenuta esasperata o, comunque, con una passata molto lenta in trattenuta forte. In ambedue i casi il filo è sempre teso e quando il pesce mangia l’esca è sempre in diretto contatto con il galleggiante che a sua volta è a contatto con il vettino della canna.
Risultato: le mangiate saranno raramente delle belle affondate franche, ma ci dovrà essere sempre l’interpretazione del pescatore per capire il momento giusto per ferrare e questo richiede molto esercizio e pratica.
Una cosa è certa, tuttavia, ed è che, almeno pescando delle breme, la maggior parte delle volte la mangiata è una spiombata, talvolta evidente, altre appena percettibile con un’uscita dall’acqua di pochi millimetri di antenna.
Per questo motivo, è prioritario tarare il galleggiante portando l’antenna “a bolla” o, meglio, appena sovratarando.
Questo, se il plomb de touche è di misura adeguata, permetterà una fuoriuscita dell’antenna molto più franca che non con un galleggiante tarato normalmente, ma costringe ad un controllo assolutamente continuo da parte del pescatore, un controllo molto difficile da fare se la canna, posta con parte della vetta in acqua, è sollecitata da un forte vento laterale o da una mano non perfettamente ferma.
Se non” mangiano” con la bocca
Talvolta capita di vedere delle mangiate, solitamente piuttosto nette, alle quali segue una ferrata non nell’apparato boccale, ma in altre parti del corpo del pesce che, nella maggior parte delle volte, si slama.
Questo accade perché sotto la punta della canna abbiamo un buon numero di pesci quasi sempre in frenesia alimentare, cioè pesci che letteralmente si litigano per il cibo e attaccano l’esca in modo famelico e disordinato, oppure toccano il filo nuotando velocemente per accaparrarsi più cibo possibile.
Il motivo per cui questo accade è quasi sempre dovuto ad una pasturazione errata, generalmente eccessiva, a cui si deve porre rimedio. Nella maggioranza dei casi, è un uso eccessivo di fouillis, quello che deve essere corretto qualche volta, tuttavia, anche se si ha poco pesce in pastura, accade di allamarne molti fuori dalla bocca.
Anche in questo caso le “mangiate” sono nette e piuttosto veloci, ma il motivo per cui ferriamo per le pinne o per altre parti è dovuto ad un appoggio eccessivo del finale.
In questi casi è consigliabile togliere progressivamente alcuni centimetri di fondo per volta fino a che il problema viene superato.